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Concerto del 19 ottobre 2009 a Milano
Recensione del Concerto tenuto a Milano per la Società dei Concerti (Sala Puccini, 19 Ottobre 2009):
(fonte: www.milanocultura.com)
CHIAMATELO, SEMPLICEMENTE, ARTISTA...
Il giovane pianista Lorenzo Cossi incanta il pubblico della Sala Puccini
I grandi artisti non sono sempre 'accompagnati' da squilli di trombe e cortei che stendono loro 'tappeti rossi' e lanciano coloratissimi coriandoli nel cielo. In questo 'improbabile' mondo dello star-system, di cui anche la musica classica, chissà per quale misteriosa ragione, ha sposato equilibri e regole, non è concesso spazio a tutti e quando ce n’è, non è sempre per meriti inequivocabili e incontestabili.
Qualche sera fa, in Conservatorio, durante un concerto nell'ambito della stagione della "Società dei Concerti", la conferma che questo mondo, se non è ingiusto, è perlomeno miope. Un pianista dal viso'docile' e dal profilo 'etereo' ha 'lanciato' le sue mani su un pianoforte e ingaggiato la sua personalissima 'sfida' con le leggi della fisica. Ci ha ricordato che era uno Steinway quello che aveva sotto le mani, perché ne ha tirato fuori il suono che questo pianoforte, accarezzato nel mondo giusto e 'coccolato' a dovere, può solo lui diffondere nello spazio.
Regalandoci un concerto di grande bellezza. (Bellezza è un vocabolo che usiamo con molta parsimonia...)
Ed in effetti un segnale chiaro era già nel programma proposto: un'intelligenza musicale si intravedeva chiaramente già nella scelta di suonare la "Terza" delle Sonate di Brahms, compositore così amato di cui però tutti si 'ostinano' a suonare esclusivamente i pur splendidi Intermezzi (accuratamente scelti dai cd da classifica, tra l’altro) e di accostare, quindi, a questa maestosa composizione una delle meno famose dell’ultimo Liszt.
Nella seconda parte la "Fantasia super Carmen" di Ferrucio Busoni di una certa 'compostezza', seppur brillante, per finire con un Ravel strepitoso, quello di "La Valse", nella versione per pianoforte solo.
Le prime note "prodotte" dal nostro esile pianista sono state di quelle che fanno pensare che il talento si riconosce immediatamente e che in quelle braccia 'sottili' si nascondeva una 'forza espressiva' e una 'gamma' di possibilità di suono non indifferenti. E la tavolozza timbrica messa in campo per Brahms metteva in luce i colori 'caldi' e 'freddi' che posseggono le mani di questo giovane interprete e il suo rigore interpretetativo: qualità che, molti momenti "anti-pianistici" di Brahms, è messa a dura prova anche nei migliori pianisti.
Un equilibrio di un gusto ineccepibile guida questo pianista che da qui in avanti indicheremo come musicista, per non sminuirne in nessun modo il talento.
Il brano di Liszt, “Bènèdiction de Dieu dans le solitude”, ha rivelato alla sala le sue qualità 'tecniche' e 'virtuosistiche': non sempre, per non dire “in pochissime occasioni”, la velocità si accompagna a tanta chiarezza e articolazione di suono. Ghirlande, direbbe qualcuno, erano le "volatine" lisztiane, e allo stesso tempo assolutamente parte integrante del "discorso musicale", mai trasformate in decorativi "accessori": un canto, ora deformato, ora accarezzato, ora accennato e sempre amato, come fosse, davvero una preghiera.
Il vero spirito di Liszt, così tante volte frainteso, è stato "servito" e donato a ognuno.
La benedizione di Dio è davvero scesa sugli ascoltatori...
Ma nessuno sospettava che il meglio doveva ancora arrivare...ed è puntualmente arrivato con La Valse di Ravel: un brano meta-pianistico, in cui il virtuosismo non è più quello tecnico, né quello interpretativo, ma la capacità di trasformare la staticità di quel segno grafico (la partitura) con cui il compositore ha "concretizzato" la sua musica, nuovamente in una dinamica emotività; capacità del ridonare vita ad un’idea, del 'catturare' e 'ricreare' quella plasticità che ci "restituisce" il pensiero creativo puro, come nell'istante del suo nascere, del suo venire al mondo...
Questo musicista, che da adesso in poi indicheremo come artista, 'vessillo' che a pochi (questo sì) andrebbe concesso, ci dà l’occasione di riflettere, dunque, sulle regole cui spesso si 'sottomette' il mondo della musica classica.
Ma continuiamo testardamente ad avere fiducia che chi merita avrà, presto o tardi, lo spazio che gli è dovuto, che avrà recensioni belle come questa ma ben più preziose e la gioia di poter far musica ed essere fino in fondo compresi.
Non è forse questo il sogno 'segreto' e 'inconfessabile' di ogni artista?
Il nome di colui cui "assegniamo" il titolo di artista è Lorenzo Cossi...
Messo qui in fondo proprio perché lo ricordiate bene...